Uccelli Rampicanti.
Invertebrati Insetti Mammiferi Artiodattili Carnivori Cetacei Folidoti Insettivori Iracoidei Lemuri Marsupiali Monotremi Perissodattili Pinnipedi Proboscidati Rosicanti Scimmie Sdentati Sirenidi Tubulidentati Volitanti Uccelli Brevipenni Cantatori Coracirostri Fissirostri Giratori Gralle Lamellirostri Levirostri Longipenni Pappagalli Passeracei Razzolatori Ronzatori Steganopodi Urinatori Rampicanti Rapaci Uccelli Rampicanti VITA DEGLI ANIMALI - UCCELLI - RAMPICANTIMELLIFAGIDILa flora del Continente australiano è soprattutto caratterizzata dalla presenza degli alberi di due ricche famiglie, gli eucalipti e le banksie, che offrono tra le loro foglie un eccellente soggiorno a parecchie famiglie di uccelli soprattutto Pappagalli e Mellifagidi. Questi ultimi comprendono non meno di cinquanta specie, e la loro vita è così strettamente legata alle piante che abbiamo nominato, che riuscirebbe difficile immaginare gli uni senza le altre. I Mellifagidi hanno per caratteri un becco piuttosto lungo, leggermente curvo, di forma sottile e tondeggiante e munito di una mascella superiore alquanto più lunga della inferiore; i loro piedi sono di media lunghezza e robusti, le ali non molto allungate e la coda tondeggiante. Le narici sono nascoste sotto una membrana cartilaginea, l'apertura della bocca è ristretta e la lingua, che termina in filamenti sottili simili a setole, assomiglia ad una vera e propria spazzola. Tutti gli uccelli che appartengono a questa famiglia sono vivaci, irrequieti e garruli: conoscono molto bene l'arte di arrampicarsi, saltano di ramo in ramo, corrono rapidamente sugli alberi e si appendono spesso con la testa all'ingiù per esplorare i fiori che aprono verso il basso le loro corolle. Volano secondo linee ondulate, e sono dotati di una voce forte, ma solo alcune specie possono considerarsi abili nel canto. Per lo più vivono a coppie, non amano la compagnia degli altri uccelli e sono spesso di indole animosa e battagliera: di solito non temono l'uomo, ed anzi si accostano ai luoghi abitati e nidificano addirittura nel centro delle città se non vi mancano i loro alberi prediletti. Il loro cibo comprende insetti, polline e nettare, che trovano in abbondanza all'interno dei fiori degli eucalipti, attentamente esplorati per mezzo della lingua. Il nido che costruiscono varia molto nella forma, mentre generalmente scarso si mantiene il numero delle uova. Le specie che si adattano a vivere in gabbia non sono molte, ma non è comunque impossibile trovarne che si abituino a questa diversa condizione.MIZOMELA SANGUIGNA (Myzomela erythrocephala)Con alcune altre specie, segna in certo modo il passaggio tra la sua famiglia e quella delle Nettarinie.Misura in lunghezza poco più di dieci centimetri, ne ha circa cinque di ala e quattro di coda; il collo, la testa ed il groppone sono di colore scarlatto; il dorso, una fascia sul petto, le ali e la coda sono bruno-cioccolata; la parte inferiore del petto ed il ventre fulvo-brunicci. Questi sono i colori del maschio, mentre la femmina è generalmente bruna, fulvo-chiara sulle parti inferiori; l'iride è bruno-rossiccia, il becco olivastro ed il piede grigio-oliva. Quest'uccello piccolo ma molto elegante abita le parti settentrionali dell'Australia, e frequenta soprattutto le macchie di rizofore, nutrendosi del nettare e degli insetti che raccoglie sui loro fiori. PTILOTO DALLA GOLA GIALLA (Ptilotis flavigula)E' una delle specie più graziose di un genere caratterizzato soprattutto da due grandi ciuffi auricolari, ed è inoltre dotato di forme snelle, ali brevi, coda lunga, becco corto, robusto e con il culmine leggermente incurvato, e di piedi di media lunghezza. Le sue misure vanno dai venti centimetri circa della lunghezza complessiva ai dieci ed oltre delle ali e della coda, e sono alquanto ridotte nelle femmine, uguali ai compagni nel colorito e nel disegno dell'abito. Questo è verde-oliva con sfumature tendenti al giallo nelle parti superiori, sulle ali e sulla coda, grigio-scuro con riflessi argentei sulle inferiori; il ventre ed i fianchi sono tinti di olivastro, la sommità del capo è grigio-scura, la gola gialla ed il vessillo interno delle penne remiganti bruno. Quest'ultimo colore si trova anche negli occhi, mentre il becco è nero, il piede plumbeo e l'interno della bocca e la lingua di un bel giallo-arancio. Il Ptiloto dalla Gola Gialla vive anche esso in Australia, e le sue piume sono così simili al colore delle fronde che è molto difficile scoprirlo. Elegante e grazioso negli atteggiamenti, non lo è meno nei movimenti, sempre rapidi e vivacissimi: mentre cerca il suo alimento, allarga spesso la coda e le ali, si arrampica e saltella fra i rami, appendendosi talvolta alle loro punte estreme. La sua voce è forte e sonora, ed il volo ondeggiante. Si ciba di api, vespe e di altri imenotteri, ai quali aggiunge diverse specie di coleotteri e polline; incomincia assai per tempo la cova, e già alla fine di settembre è possibile trovare i nidi con i piccoli nati. Essi sono collocati di solito tra i bassi cespugli; più grandi e meglio difesi di quelli delle altre specie, sono costruiti con liste di corteccia filamentosa, miste ad erbe e ragnatele, e la loro cavità interna è rivestita di pelo animale o di morbide sostanze erbose. La covata comprende due o tre uova cosparse di piccole macchie rossastre sul fondo color carne.MELICHERA MELLIVORA (Melichaera mellivola)Lunghi circa ventotto centimetri, con coda di tredici ed ali di poco superiori ai dieci, questi uccelli hanno le parti superiori grigio-bruno-scure con le piume striate di bianco nel centro, la gola ed il petto bruni con gli apici delle piume bianchi e le parti inferiori complessivamente più chiare, perché le macchie bianche lungo gli steli sono più larghe e visibili.Le remiganti primarie sono color castagna sul vessillo interno, brune con gli apici bianchi nel resto, e quest'ultima colorazione si ripete nelle timoniere. L'occhio è grigio, il piede è bruno ed il becco nero. La Melichera Mellivora è la specie più numerosa della famiglia in Tasmania, nella Nuova Galles del Sud e nell'Australia meridionale. Le banksie, la cui fioritura si prolunga per gran parte dell'anno, le forniscono tutto quanto le è necessario: appena si apre un fiore, l'uccello vi introduce la sua lingua a pennello e ne estrae abilmente il polline e gli insetti, appendendosi in tutte le posizioni immaginabili ai fiori per compiere questa operazione. E' difficile incontrarla lontano da questi alberi, benché essa non abbia alcun timore dell'uomo e penetri persino all'interno delle città. La sua indole è ardita e allegra, battagliera e disposta alle zuffe con tutti gli altri uccelli che hanno bisogno dei suoi stessi alimenti. Durante l'estate i maschi si posano sui rami liberi, ed appoggiando la coda, piegando la testa all'indietro e gonfiando la gola, emettono con apparente grande sforzo voci aspre e strane, che non a torto sono state paragonate a conati di vomito. Il periodo della riproduzione si apre per questi uccelli nel settembre e dura per tre mesi. Il nido è una piccola costruzione tondeggiante, aperta superiormente e intessuta di fini ramoscelli collocati quasi sempre sulle biforcazioni dei bassi arbusti: vi si possono trovare, nel tempo adatto, due o tre uova di colore generale rosso lacca, segnato da poche macchie bruno-scure, più fitte all'estremità ottusa. POE o TUI (Prosthemadera novaezealandiae)Uno degli abitatori delle romantiche solitudini della Nuova Zelanda, notevolissimo per la sua voce, è il Poe o Tui. Di questo meraviglioso uccello non diremo troppo affermando che nessun cantatore europeo può reggere al suo confronto. La amabilità e la limpidezza del suo canto mi sembrano veramente incomparabili. Il verso dell'usignuolo europeo è degno di ammirazione, ma io lo credo superato dal canto di quest'uccello; confesso di non avere mai avuto un'idea adeguata di un così melodioso ed incantevole cantore». Le parole tanto elogiative del Rochelas sono state riportate a più giuste proporzioni dai viaggiatori che dopo di lui ebbero modo di esaminare da vicino questo uccello, del quale è tuttavia giusto dire che si tratta di uno dei migliori cantori che vivono nell'Oceania. Il Poe si riconosce innanzitutto per certi suoi ciuffi posti ai lati della parte anteriore del collo e formati da piume lunghe, a barbe decomposte e risvoltate che riescono molto appariscenti per il loro colore bianco; nel resto è foggiato secondo le regole della famiglia, ed il suo abito è di un generale colore verde cupo che, sotto certe incidenze di luce, appare nero e sotto altre bronzeo. Il dorso è bruno con gli apici delle piume splendenti; le piume della nuca, allungate, presentano lungo gli steli delle striature bianche, le copritrici delle ali sono segnate da una fascia di questo stesso colore, il ventre è bruno; le penne remiganti e timoniere sono nere, lucenti nella parte superiore ed opache al di sotto. La lunghezza del Poe si aggira sui trenta centimetri, la coda ne misura oltre dieci e le ali tredici. Lo si vede quasi sempre riunito in branchi di otto o dieci individui che volano in ogni senso, si voltano, si rigirano, si precipitano con ali e coda allargate da notevoli altezze e compiono altri difficili esercizi: i quali non sono determinati, come si potrebbe credere, dalla volontà di procurarsi il cibo, ma nascono da un puro e semplice desiderio di moto e di divertimento. Non dissimili dagli altri loro affini quanto ai tratti generali dei costumi, i poe vengono spesso allevati in gabbia, si addomesticano con facilità e stringono amicizia con i loro custodi. Ed in verità questi uccelli uniscono tutto ciò che un amatore possa desiderare: eleganza di forme, indole amabile, canto melodioso ed una spiccata attitudine ad imitare i suoni e le parole altrui.TESTA DI CUOIO DEI COLONI (Tropidorhynchus corniculatus)Questa specie appartiene al genere dei cosiddetti Uccelli Monaci, distinti dagli affini per un rialzo alla base della mascella superiore, per alcuni spazi nudi sul collo e sulla testa e per la lingua che termina in due sorta di pennelli. Il Testa di Cuoio dei Coloni misura in lunghezza circa trenta centimetri, ne ha dodici di coda e quasi quindici di ala. Il suo piumaggio è bruno-grigio sulle parti superiori, più chiaro sulle inferiori; le piume del ventre e quelle prolungate del petto sono bianche e segnate da fini striature longitudinali brune, quelle caudali hanno punte bianche e le parti nude del becco e del capo sono completamente nere. L'iride è rosa, il becco bruno scuro ed il piede color piombo; non si notano delle differenze di colore fra i due sessi, distinti soltanto perché le femmine sono di mole leggermente inferiore, mentre i giovani hanno il capo meno nudo, le piume del petto meno allungate e il rialzo sul becco appena accennato. Comunissimo nella Nuova Galles del Sud, è facile scorgerlo tra i cespugli lungo le coste e nei boschi aperti dell'interno soprattutto perché, posandosi sui rami aridi e secchi, emette una voce simile ad uno stravagante cicalìo. Fra i rami prende gli atteggiamenti più curiosi, poiché le sue lunghe e fortissime unghie gli consentono di arrampicarsi e di tenersi in equilibrio in qualsiasi posizione: spesso si appende con un solo piede, lasciando penzolare la testa. Il suo volo è robusto e si svolge secondo linee ondulate, che gli consentono di superare ampie distanze sorvolando gli alberi del bosco. Il nutrimento della Testa di Cuoio comprende polline di eucalipti, fichi, bacche ed insetti. Per procreare costruisce, incominciando nel novembre, un nido grande e sommario, esternamente intessuto di cortecce e fibre d'albero e internamente rivestito di fini ramoscelli, erbe e radici pieghevoli: appeso ai rami, tiene di solito tre uova punteggiate di scuro sul fondo lacca pallido.UPUPELe Upupe sono rampicanti piuttosto grossi e di forme allungate. Hanno becco lungo, più alto che largo e più o meno assottigliato e ricurvo; le narici, collocate immediatamente davanti alle piume frontali, sono piccole, ovali e scoperte, i piedi sono ora deboli ora robusti, le ali lunghe o medie, la coda breve e tronca, oppure quadrata ed abbondante. E' stato detto che le Upupe si comportano sul terreno allo stesso modo dei picchi sugli alberi e sulle muraglie, cosicché le si potrebbe definire come uccelli terragnoli: ma queste osservazioni valgono soltanto per l'upupa europea, perché le specie affini non vivono prevalentemente sul terreno ma quasi unicamente sulle piante. Del resto, in questa famiglia esistono notevoli differenze tra le diverse specie, sia per quanto riguarda le abitudini che per quanto riguarda il cibo ed il processo di riproduzione. E' pertanto più giusto rinviare la descrizione dettagliata di tutti questi caratteri all'esame delle singole specie.UPUPA (Upupa epops)Conosciuta anche con il nome di Bubbola, è la specie più nota tra le Upupe che vivono prevalentemente sul terreno, riconoscibili per il corpo allungato, il becco molto lungo, incurvato, stretto, compresso ai lati ed aguzzo, per i piedi brevi e piuttosto robusti, le ali grandi, larghe e tondeggianti, la coda di media lunghezza ed il bel ciuffo del capo. Nella struttura interna, l'Upupa presenta una colonna vertebrale composta di quattordici vertebre cervicali, sette od otto dorsali e sei coccigee; il cranio è di grandi proporzioni e lo sterno assomiglia a quello dei cantatori. Tutte le ossa che abbiamo finora nominato, ed inoltre il bacino, l'omero ed il femore, sono pneumatiche. La lingua è rudimentale e triangolare, ricoperta da una molle membrana, arrotondata sul davanti e finemente seghettata sul margine posteriore. La laringe non presenta traccia di muscoli e non si allarga nel gozzo; nel ventricolo succenturiato vi sono grosse pareti ricche di ghiandole e il ventriglio è poco muscoloso. La lunghezza di questi uccelli è di circa venticinque centimetri, circa dodici ne misurano le singole ali, dieci la coda e quarantacinque l'apertura alare. Il piumaggio è rossiccio con striature trasversali nere e bianco-gialliccio sul centro del dorso, sulle scapolari e sulle ali, giallo-rossastro sulle parti inferiori e sui fianchi, segnati questi ultimi da macchie longitudinali nere, mentre la coda è nera con una fascia bianca verso la metà della lunghezza e il ciuffo è giallo-rossiccio scuro con le singole penne nere sulla punta. Le femmine hanno colori alquanto più sbiaditi, ed i giovani si distinguono soprattutto per la minor lunghezza del ciuffo. Gli occhi sono bruno-scuri, il becco è nero ed il piede grigio-piombo. L'Upupa vive in gran parte dell'Europa, in Africa settentrionale e nell'Asia centrale. In Europa è uccello di passo che arriva, solitario o in coppie, verso la fine di marzo e riparte, in famiglie, sul finire di agosto o nel settembre, alla volta dell'Africa; gli individui che nidificano nelle regioni centrali dell'Asia vanno a svernare regolarmente in India.Entro i vasti confini che le sono propri, predilige le pianure fornite di alberi, e soprattutto i luoghi in cui campi e prati si alternano con piccoli boschetti; nell'Africa la troviamo nelle città o nei villaggi, e nelle regioni meridionali del nostro Continente e soprattutto attratta dai vigneti. Non si può certo considerare l'Upupa come un uccello del tutto gradevole: come vedremo, il suo aspetto e le sue abitudini la rendono abbastanza simpatica, ma c'è un tratto fondamentale dei suoi costumi che è sufficiente a farcela considerare scostante, ed è l'uso di razzolare tra le sozzure e gli escrementi alla ricerca del cibo. In modo generico, ma tutto altro che impreciso, si potrebbe dire che la casa dell'Upupa è il letamaio: da cui anche l'insopportabile fetore che l'uccello emana, uno degli aspetti più scostanti della sua natura. Peraltro, come si diceva, l'Upupa possiede molti tratti caratteristici niente affatto antipatici. Quasi dappertutto è cauta e prudente, spesso, anzi, la sua indole è contraddistinta da una sconfinata paura: la vista di una persona diversa da quelle che è abituata a scorgere, la presenza di un animale domestico - un cane, un gatto -, l'improvviso sopravvenire di un uccello da rapina la riempiono di terrore, e la si vede allora gettarsi a terra piegando indietro il capo ed alzando il becco, con le ali e la coda allargate per trarre in inganno il pericoloso intruso. Il ciuffo del capo, che in circostanze tranquille è adagiato all'indietro, si drizza e si agita quando si verifica qualcosa di nuovo; e s'è detto che qualunque novità è sufficiente a provocare nel nostro uccello uno stato d'allarme: nel periodo degli amori, l'agitazione interna spinge l'Upupa ad agitare la sua appendice superiore anche senza il concorso di cause improvvise, e sembra quasi di vedere una signora intenta ad agitare il proprio ventaglio. Sul suolo i suoi movimenti si svolgono bene, con facilità e per passi: non altrettanta abilità viene spiegata nei passaggi di ramo in ramo, ed il volo è piuttosto pesante e come affaticato, procede con grande agitare d'ali e si compone in movimenti lenti ed interrotti. La voce dell'Upupa si articola in suoni diversi, non mai comunque in un canto lontanamente apprezzabile: si tratta di richiami sordi o rauchi, oppure del caratteristico e ben noto grido amoroso, un hup-hup ripetuto a lungo e facile da distinguere da qualsiasi altro suono del regno animale. Di solito, diventa difficile udire questo verso dopo il mese di luglio, mentre in primavera, specialmente se si trovano vicini più maschi che si incitano scambievolmente, esso è molto comune. L'Upupa trova il proprio nutrimento tra varie specie di insetti, ed a quanto pare, predilige gli scarabei, i coleotteri, le mosche e le larve, tutte cose che ricerca sul terreno o in mezzo ai cadaveri ed alle lordure. Usa molto bene del suo lungo becco per cercare in ogni recesso la preda che le interessa, e spesso è costretta a servirsi della sua appendice come fanno i picchi, martellando cioè il terreno o le scorze d'albero per estrarne il cibo. E' piuttosto singolare il fatto che il lungo becco, adattissimo per cercare ed afferrare il cibo, non si presti, viceversa, affatto per inghiottirlo: l'uccello è costretto a prendere la preda, a scagliarla in alto ed a ripigliarla al volo per introdurla nell'esofago. L'Upupa nidifica una volta l'anno, ed è raro che la covata sia completa prima del mese di maggio. Non ha esigenze molto rilevanti quanto alla scelta del luogo in cui nidificare; si tratta di solito di cavità d'albero oppure di fori rupestri, a volte di buchi nei muri degli edifici; non è da escludere che l'uccello nidifichi anche a contatto del suolo o all'interno delle carcasse degli animali Le cavità degli alberi vengono rese appena più confortevoli mediante la deposizione di qualche sostanza vegetale, mentre i nidi posti sul terreno mostrano una certa maggior cura, sempre tenuta, ad ogni modo, entro i limiti di una generale tendenza alla sommarietà. Alla cova si dedica la femmina: per sedici giorni essa prodiga ogni attenzione. Alle sue uova, da quattro a sei e colorate generalmente di verde-biancastro e di grigio-gialliccio, puri oppure segnati da macchioline bianche. Entrambi i genitori provvedono poi all'alimentazione dei piccini, i quali hanno bisogno di cure prolungate anche dopo aver appreso a volare. Nel periodo dell'incubazione, l'Upupa ed i suoi piccoli emanano un odore veramente insopportabile, molto più forte di quello che pure abitualmente li caratterizza: ciò si deve al fatto che i genitori non sono in grado di rimuovere dal nido gli escrementi, per cui grandi e piccoli vivono per giorni e giorni letteralmente immersi nella sozzura. L'uso del volo e la presenza di condizioni ambientali particolarmente favorevoli possono far sì che l'odore ingrato dell'Upupa vada scomparendo col passare del tempo, ed allora è persino possibile catturarla e cibarsene senza disgusto. In realtà, le carni di questi uccelli sono tra le più saporite. Quando sia allevata in gabbia a partire dalla giovane età, l'Upupa è destinata non solo a vivere regolarmente, ma a diventare una delle più amabili e divertenti compagne per l'uomo che le possiede. Naturalmente, non le si potrà chiedere di dimostrare doti di canto che non possiede: ma la domestichezza che rapidamente acquista, l'affetto che dimostra verso i padroni, seguendone le chiamate e venendo a mangiare sulla palma delle loro mani, la grazia e la comicità di certi atteggiamenti, sono tutte cose destinate a ripagare ampiamente certe altre manchevolezze, e a farne una eccellente vicina per chiunque. UPUPA ARBOREA DAL BECCO ROSSO (Irrisor erythrorhynchus)E' la specie più interessante tra le cosiddette upupe arboree, uccelli silvani indigeni del Continente africano e caratterizzati dal becco dolcemente incurvato, carenato sul culmine e compresso ai lati, nonché da tarsi forti, da ali tondeggianti e da coda lunga e graduata. Il colore del suo piumaggio è generalmente azzurro-metallico, sfumato ora nel purpureo ed ora nel verde-scuro; le prime tre penne remiganti hanno una macchia bianca sul vessillo interno, mentre le sei seguenti ne hanno una sul vessillo esterno ed una più indietro sull'interno, e le timoniere hanno presso l'apice delle macchie bianche a forma di croce. Le femmine sono di mole inferiore, ed inoltre il loro piumaggio è meno lucente; i giovani sono di un verde-scuro quasi privo di lucentezza, ed hanno il becco nero-rossiccio. Gli adulti hanno invece l'iride bruna ed il becco e i piedi corallini. Quanto alle misure, il maschio raggiunge in lunghezza i quarantacinque centimetri, ne ha più di venti di coda, quindici per ciascuna delle ali e poco meno di cinquanta di apertura alare. Come la generalità delle affini, l'Upupa Arborea dal Becco Rosso vive nell'Africa centrale e meridionale, ed è stata pure osservata nelle regioni occidentali del continente. Uccello esclusivamente silvano, non lo si trova mai nelle zone prive d'alberi, ed è piuttosto raro che scenda sul terreno: di solito vive in piccoli branchi comprendenti da quattro a dieci individui che non si separano mai nel corso della giornata, e si dedicano in comune ad ogni attività. Con grandi schiamazzi si muovono da un albero all'altro, e si destreggiano assai bene tra i rami, i tronchi e le fronde, tra l'altro dimostrando un alto grado di abilità nell'arrampicarsi. L'Upupa Arborea non è altrettanto abile dei picchi nel tenersi sui tronchi verticali, ma dimostra comunque di possedere in buona misura le attitudini che sono caratteristiche degli uccelli rampicanti, e se ne serve per cercare sulle cortecce ed all'interno di esse - in questo secondo caso grazie anche ad un paziente lavorìo svolto con il becco - insetti di varie specie. Benché non adoperi la coda per puntello, le barbe delle penne caudali sono rapidamente destinate a deteriorarsi a causa dello sfregamento cui sono sottoposte; assomiglia alla affine precedente per l'abitudine di cibarsi di insetti raccolti nei luoghi meno piacevoli, ed il suo odore muta a seconda del cibo, mantenendosi comunque per lo più poco gradevole. Di movimenti abbastanza lesti, che consentono loro di correre, quando sia necessario, con un'abilità che non si supporrebbe possibile, data la poca altezza delle loro gambe, e portati a volare secondo linee ondeggianti caratterizzate da un frequente batter d'ali, questi uccelli, come si è accennato, sono di indole molto socievole, non vivono mai isolati. Questa tendenza alla vita in comune stringe naturalmente tra gli appartenenti al medesimo branco dei rapporti molto consistenti, il che si traduce in un danno quando si tratti di fronteggiare le minacce che vengono dall'uomo. Se infatti il cacciatore abbatte uno dei membri del gruppo, gli altri difficilmente si allontanano: sono piuttosto portati a svolazzare, emettendo grida lamentose, intorno al luogo in cui è morto il compagno, o ad occupare gli alberi circostanti, senza allontanarsi dalla scena dell'uccisione. Il che, naturalmente, ha per conseguenza che al primo caduto se ne vadano rapidamente ad aggiungere parecchi altri. Anche per trascorrere la notte le upupe si attruppano, e in questa occasione, in gruppi anche più numerosi: vanno di solito a scegliere qualche cavità arborea, ed è successo più volte che, guidati dalle loro strida, i cacciatori abbiano scoperto alcuni di questi rifugi. Chiudendoli, e praticando, il giorno appresso, una apertura appena sufficiente a lasciar uscire un individuo alla volta, essi riescono così ad impadronirsi di un gran numero di uccelli viventi. Cavità dello stesso tipo servono alle coppie per deporre e covare le uova: non provvedono alla costruzione di un nido, né si preoccupano di ammorbidire in qualche modo la sede prescelta. Badano solo a verificare l'esistenza di un buono strato di legno putrefatto per deporvi le uova, da sei ad otto e di colore verde azzurrognolo: alla cova si dedicano, alternandosi, il maschio e la femmina.Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. FORNAIOriginari dell'America meridionale, gli uccelli di questa famiglia ricordano sotto certi aspetti i tordi, ma in generale è difficile trovare in essi delle somiglianze con gli uccelli europei.Si presentano con il becco lungo quanto o poco meno del capo, rettilineo o dolcemente ricurvo e compresso ai lati; con ali ottuse e di media lunghezza, coda piuttosto breve e piedi con tarsi alti e dita robuste. Le loro sedi predilette sono date dalle regioni aperte e sparse di cespugli, spesso anche molto prossime ai luoghi abitati: qui essi si muovono assai bene sul terreno, saltellano tra i cespugli sui quali non sono però gran che abili nell'arrampicarsi, e volano abbastanza sgraziatamente. La loro voce è singolare; ma, certo, le particolarità maggiori delle loro abitudini si riscontrano nella costruzione dei nidi di alcune specie, quelle appunto che hanno dato il nome alla famiglia: si tratta infatti di costruzioni che richiamano alla mente, come prima e più immediata similitudine, un piccolo forno. «Se valichiamo le alte catene brasiliane che separano la selvosa regione della costa dalle interne praterie», scrive il Burmeister, «e scendiamo nella valle ondulata a colline del Rio das Velhas, vediamo dappertutto lungo la via, sugli alti alberi che ombreggiano le capanne dei coloni, grossi mucchi d'argilla della forma di un popone, che riposano su robusti rami orizzontali, grossi come un braccio, e mostrano in ogni senso la curva superficie. Il primo aspetto di tali mucchi ci colpisce e ci sorprende, e prima di aver scorto l'ingresso aperto nel fianco, li diremmo nidi di termiti, se non sapessimo che questi hanno forme assai diverse e sono collocati con grandi precauzioni sulle biforcazioni, mentre quelli che abbiamo sott'occhio hanno forma e mole eguali e sono pensili. Ravvisata la forma regolare dei mucchi d'argilla, se ne scopre rapidamente anche lo scopo. Il grande foro ovale d'ingresso dà facilmente nell'occhio, e, se si presta attenzione, non si tarda a scorgere il piccolo uccello rossiccio che entra ed esce e ci toglie ogni dubbio sullo scopo dell'edificio. E' infatti il nido del Fornaio Rosso». Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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